La vita inizia alla fine della tua zona di comfort…
(Neale Walsh)
Cosa si intende per area di comfort? Una definizione che viene dalle scienze comportamentali afferma: “condizione nella quale una persona agisce in uno stato neutro, senza ansia, utilizzando un numero limitato di comportamenti per garantire un livello costante di prestazioni, di solito senza un senso di rischio”.
Rimanendo nella zona di comfort, tenderemo a mantenere uno stato di relativa quiete, evitando le esperienze e i cambiamenti che ci potrebbero sollecitare eccessivamente sotto il profilo emotivo, ma che spesso sono elementi indispensabili per la crescita e lo sviluppo personale.
Quando usciamo dall’area di comfort, iniziamo ad esplorare nuove situazioni e a costruire nuovi modi di percepire la realtà (zona di apprendimento): ciò potrebbe aumentare un po’ il livello d’ansia, ma parallelamente accrescere le mie capacità, grazie all’acquisizione di nuove abitudini che saranno importanti per il mio senso di efficacia personale e di flessibilità comportamentale. Quando la situazione che stiamo affrontando è invece molto distante dalle nostre capacità e risorse emotive, ci troveremo allora non nella zona di apprendimento, ma nella zona di panico. In questa condizione la percezione di controllo della situazione che abbiamo è alquanto bassa e sarà altamente probabile che eviteremo di vivere nuovamente la situazione temuta. In realtà, la tendenza a rimanere nella zona di comfort, ci porta a sperimentare il minimo indispensabile, rendendoci “conservatori” sotto il profilo psicologico. Il meccanismo psicologico alla base del nostro permanere nella zona di comfort è l’evitamento: tutti gli stimoli potenzialmente ansiogeni ci stimolano comportamenti di fuga, che incrementeranno l’entità e la gamma delle situazioni che eviteremo successivamente, in una sorta di circolo vizioso. Uscire dalla zona di comfort, insomma, ci può stressare. In realtà, anche se la parola stress ci può allarmare, un po’ di ansia può motivarci ad agire. Difatti, per raggiungere una performance ottimale, abbiamo bisogno di uno stato di ansia ottimale, ovvero di adrenalina leggermente superiore al normale. Se però l’ansia continua a salire, la prestazione tende a crollare piuttosto rapidamente: non è opportuno, quindi, superare quella certa soglia (vero la zona di panico) che ognuno di noi può distintamente percepire. Questo fenomeno è stato ben descritto nel 1908, prendendo il nome di curva ad U di Yerkes-Dodson.
Come uscire dalla zona di comfort?
Proviamo a sperimentare i prossimi 5 passi, per arricchire il nostro modo di stare al mondo:
1 – Supera la resistenza al cambiamento con piccole attività
Ogni lunga marcia è fatta dal primo piccolo passo…prova a disegnare su un foglio un elenco di cose che vorresti fare ma che tendi ad evitare. Per ciascuna crea una gerarchia di possibili azioni che potresti intraprendere, che vanno da quella piu’ temuta, fino a quella che ti sentiresti di affrontare. Ora prova a immaginare lo scenario peggiore in cui potresti trovarti, per l’azione che hai prescelto. Rispondi, sempre sul foglio, alle domande:
Ora prova a intraprendere l’azione che risulta piu’ vicina ai confini della tua zona di comfort, verificando l’esito. Se l’esito è positivo passa all’azione che percepisci con un livello di rischio un pizzichino piu’ alto, proseguendo progressivamente fino alla situazione piu’ temuta.
2 – i fallimenti sono opportunità
In qualunque percorso di cambiamento esistono battute d’arresto. Mettile in conto, e utilizza fino in fondo gli insegnamenti che provengono dalla situazione sperimentata. Dalla realtà vengono solo feedback, non giudizi su di noi e sul nostro valore. Il “fallimento” diviene un prezioso elemento che ci indica una deviazione del percorso, come un cartello stradale che dovremmo seguire. Riproverai quindi ad affrontare la situazione temuta, provando azioni alternative.
3 – Accetta la tua debolezze
Puoi tentare di rimanere al sicuro e fare le cose più familiari e rassicuranti, oppure passare di poco il confine e prendere dei rischi calcolati. Quando esci dalla zona di comfort ti potrai sentire più esposto, ma questa è forse la questione fondamentale del processo. Potresti sperimentare ansia, ma affrontare la situazione prima evitata (mettendo in conto anche un fallimento) ti servirà a impostare nuovi obiettivi e a “stanare” te stesso. L’ansia è un’emozione normale quando si sperimentano cose nuove
4 – Fai esercizi di visualizzazione
Per contrastare le eventuali “credenze disfunzionali” su te stesso e le tue capacità, con le immagini da esse generate, a sfondo pessimistico, sarà molto utile ricorrere alle tecniche di visualizzazione. Secondo uno studio del 1999 su delle matricole dell’Università della California (“From Thought to Action: Effects of Process-Versus Outcome-Based Mental Simulations on Performance”), le tecniche di visualizzazione sono efficaci, a patto che il focus della visualizzazione non sia esclusivamente il risultato desiderato, piuttosto il processo che ci porterà a raggiungere il nostro obiettivo. Ad esempio, in occasione di una maratona, sarà piu’ importante immaginare le fasi dell’allenamento e della preparazione, piu’ che la fase finale dove si supera il traguardo vittoriosi. Una buona pratica di visualizzazione prevede le seguenti fasi:
Definisci l’obiettivo: un’azione che rientri nella sfera di ciò su cui eserciti il controllo, fissando una scadenza temporale certa. Stabilisci COSA vuoi raggiungere, PERCHE’ lo vuoi fare, il COME lo vuoi raggiungere.
5 – Vai in …tandem
E’ importante collegarsi ad una persona a te vicina, che ti possa fare da sponda e supportarti nei momenti di calo della motivazione. Può essere un amico, un parente, un collega, chiunque abbia voglia di mettersi in ascolto e darti feedback quando utile.