Secondo il padre della teoria della Self-efficacy, Albert Bandura, il concetto si traduce in “Fiducia nella propria capacità di realizzare un’attività o di adottare con successo un determinato comportamento”. Alcune cose basilari che Bandura ci dice riguardo questo aspetto importante della personalità:
Il senso di autoefficacia riguarda ciò che si crede di poter fare con i mezzi a propria disposizione: la nostra autoefficacia percepita può quindi esaltare o inibire le nostre reali capacità! Le persone con elevato senso di autoefficacia presentano alcune caratteristiche comuni:
Nel corso degli ultimi anni si sono moltiplicati gli studi sullo sviluppo dell’autoefficacia e la strada per incrementarla prevede 4 fonti:
Sono soprattutto le esperienze personali positive a rafforzare l’autoefficacia, i fallimenti, invece, tendono a indebolirla. Le esperienze personali costituiscono la fonte che più contribuisce a sviluppare l’autoefficacia. Un utile esercizio consiste nel recuperare ricordi di quando abbiamo “funzionato” bene riguardo una specifica attività, ripercorrendo, come in un film, le varie fasi a livello immaginativo. Le domande chiave che ci dobbiamo porre sono: “In passato ci sono riuscito? Quante volte?” “Ci sono riuscito grazie alle mie capacità?”. Precedenti esperienze di successo nello stesso compito aumentano l’autoefficacia percepita, essa a sua volta aumenta la perseveranza nel superare le difficoltà durante l’esecuzione del compito stesso.
E’ dato dall’osservazione di modelli vincenti, soprattutto se appartenenti alla cerchia di coloro che frequentiamo, ed è importante per incoraggiare le persone a mettersi alla prova, in quanto suggerisce le probabili vie di accesso al successo. Osservare una persona che traguarda un obiettivo abilmente favorisce lo sviluppo dell’autoefficacia ma, viceversa, vedere gli altri che falliscono può indebolire il senso di autoefficacia. Bisogna quindi fare attenzione, poiché il fatto che gli altri possono fallire non significa che falliremo anche noi; è utile prendere queste occasioni per comprendere in cosa gli altri hanno sbagliato per non ricadere negli stessi errori.
Le persone si affidano ai propri stati emotivi per giudicare le proprie capacità. Chi ha un buon senso di efficacia considera il proprio stato di attivazione emotiva come qualcosa che facilita l’azione e che dà energia, mentre altri tendono ad interpretare gli stessi stati come segnali di difficoltà personale. Queste condizioni includono la prontezza fisica e mentale all’azione, il tasso di affaticamento e influenzano direttamente la decisione di continuare o arrendersi. Importanti anche le credenze riferite al sé riguardo queste condizioni. La capacità di gestire le emozioni è utilissima per lo sviluppo dell’autoefficacia. Come accade per tutte le capacità umane, questa abilità si può sviluppare. Il primo passo è quello di esercitarsi, in tempo reale, nella lettura degli stati emotivi e orientarli in modo tale che favoriscano il raggiungimento dei nostri obiettivi, non cedendo a visioni catastrofistiche e/o pessimistiche del proprio stato psico-fisico.
L’incoraggiamento degli altri è un altro mezzo per rafforzare la convinzione di possedere le capacità necessarie ad affrontare con successo ogni nuova situazione. Specialmente quando si lotta contro le difficoltà, è più facile mantenere alto il senso di efficacia, se persone del cui giudizio ci fidiamo esprimono fiducia nelle nostre capacità. Affidarsi però eccessivamente al supporto degli altri comporta il rischio di non essere indipendenti e oggettivi. Importante cercare sempre di ricercare supporto da persone realisticamente ottimiste e di cui si ha fiducia.